Quanto è critico il dato

Essere motore del cambiamento e produrre efficienza combinando più tecnologie e alimentando i servizi per il pubblico
23 Febbraio 2022 |
Paolo Morati

Intelligenza artificiale (AI), blockchain, cloud e quantum computing, data analytics, cloni, droni, e robot sono rapidamente passati dal regno della fantascienza a strumenti ordinari. Possono aiutare le agenzie governative a compiere le diverse missioni più efficacemente e a un costo inferiore. Così si legge nelle prime pagine del report ‘Creating the government of the future’ rilasciato da Deloitte e finalizzato all’esame di quelle forze del cambiamento che stanno guidando la trasformazione del settore Pubblico, ma anche gli strumenti alla base di tale trasformazione così come i futuri scenari. Ecco che il tema dei dati, che si tratti del loro utilizzo a supporto dell’intelligenza artificiale così come di strumenti per gli analytics, appare come un driver importante non solo per il settore privato ma anche per il mondo della PA e di tutto quanto ruota attorno ai processi che ne abilitano i servizi.

Andando nel dettaglio del report di Deloitte, in particolare viene spiegato come oggi le innovazioni siano caratterizzate in primis dalla loro forza sinergica. Si cita lo scenario in cui le tecnologie quali Internet, 5G, ma, appunto, anche la capacità di analizzare i Big Data siano di fatto dei potenti motori del cambiamento. Tuttavia gli analisti fanno notare come nessuna di esse operi in modo indipendente mentre vengono invece usate spesso insieme. Un esempio citato è quello sanitario in cui la combinazione dei sistemi indossabili per monitorare lo stato di salute delle persone, delle tecnologie di analisi predittive e delle teorie di ‘nudge thinking’, ossia il procedere per piccoli cambiamenti, dà vita ad applicazioni di medicina di precisione. O ancora, che il legame tra Natural Language Processing, Internet e machine learning produce macchine per la traduzione universale.
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I dati alimentano i servizi

Tutto quanto esposto finora fa riferimento a un dato che ‘collabora’ per abilitare funzioni e capacità ma che va anche correttamente raccolto, elaborato e analizzato e che si inserisce nella confluenza di più tecnologie che favoriscono, appunto, anche la collaborazione tra mondi prima separati tra loro. Un caso citato nel report Deloitte è quello delle smart city dove il dato viene di fatto raccolto e condiviso per ottimizzare diversi processi che vanno dai flussi di traffico stradale alla raccolta dei rifiuti alla gestione dell’illuminazione. Mondi (e relativi uffici) che devono necessariamente parlarsi tra loro. Ma quando si parla di dati non ci si riferisce solo a quelli prodotti dai sistemi in uso presso le amministrazioni, ma anche di quelli propri dei singoli cittadini che insieme alimentano le innovazioni destinate a organizzazioni che vanno dalla sanità ai trasporti ai servizi sociali e a tutto quanto ruota attorno gli enti pubblici. Ma che, nel contempo, aprono diverse sfide sulla loro gestione così come sulla trasformazione dei servizi erogati.

In particolare, Deloitte parla di ‘data-fueled services’, di servizi alimentati dai dati e che proprio per questo sono in grado di offrire ai singoli cittadini un’esperienza personalizzata. Una combinazione così descritta: human centered design, dati e digitale per ciò che viene definito pensiero 3D. E che porta a una serie di servizi innescati automaticamente, senza di fatto richiedere l’intervento del cittadino. Un caso citato nello studio è quello della trasmissione dei dati di un nuovo nato da un ospedale al Comune di riferimento senza che i genitori debbano procedere direttamente alla registrazione. Ma non solo. La combinazione di più tecnologie, compresa l’intelligenza artificiale, può dar vita a un cosiddetto ‘integrated center office’, con l’evoluzione del back office tradizionale da elaboratore di transazioni a generatore di ‘insight’, ossia di spunti e indicazioni utili ad agire e capire meglio, con la leva che agisce sui dati cross funzionali.

E ancora, si parla di un’evoluzione tecnologica che significa anche l’adozione della cosiddetta cognitive automation, che grazie alle tecnologie di elaborazione del linguaggio naturale (NLP), analisi testuale e data mining abilita una riduzione dei costi, dell’accumulo di arretrati oltre a evitare i problemi legati a una limitazione delle risorse disponibili. Un esempio fatto è quello della gestione di eventuali richieste di reclamo.
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Prendere la giusta decisione

Il dato è critico non solo per agire, ma anche per decidere e ancor più anticipare gli eventi. Intelligenza artificiale e analytics entrano in tal senso in gioco per lo svolgimento di analisi predittive e per individuare le soluzioni più adeguate per arrivare appunto alla decisione migliore. Tutto questo si innesta in un percorso che nel report Deloitte viene definito di auto correzione e reso possibile da una condivisione e analisi dei dati senza precedenti come quella avvenuta di recente con l’emergenza di COVID-19 e lo sviluppo dei relativi piani di intervento. Alla base delle azioni della Pubblica Amministrazione ci sono poi le risorse umane anch’esse abilitate, o meglio ‘aumentate’ grazie all’azione di intelligenza artificiale, cloud e Big Data. Con una collaborazione sempre più stretta tra persone e macchine, per un’ottimizzazione dei risultati finali. Un esempio che spesso viene fatto in questo campo è quello dell’utilizzo dei bot per il supporto combinato tra intelligenza artificiale e agenti dal vivo, per gestire in automatico con la prima le attività più di base, trasferire quelle più complesse ai secondi e identificare in automatico le soluzioni da applicare e/o suggerire analizzando in tempo reale le conversazioni in corso.

Insomma quando si parla di uso dei dati non ci si ferma solo al puro valore delle informazioni da essi ricavabili bensì alla loro elaborazione collaborazione con più tecnologie per migliorare e far evolvere la quotidianità della PA, offrendo valore ai cittadini. Non è quindi un caso che sempre Deloitte nei suoi ultimi Government Trends abbia inserito un capitolo denominato ‘Fluid data dynamics, generating greater public value from data’. Il potere del data-sharing – si legge nel documento – è ben documentato. Viene spiegato che la condivisione dei dati può far risparmiare tempo, soldi e vite e che il dato sta diventando sempre più critico nella risoluzione dei problemi e nel processo decisionale. Con il Pubblico che sta passando a organizzazioni più insights-driven, riuscendo a ottenere il massimo dai dati.
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Tre trend per i dati

Anche in questo report viene citata la pandemia di COVID-19 come acceleratore di una tendenza già in corso e l’identificazione particolare di tre trend a livello globale che hanno coinvolto gli enti pubblici nell’utilizzo dei dati. Si parte dalla realizzazione di exchange per accelerare la condivisione dei dati. L’idea è che le agenzie pubbliche siano impegnate nella costruzione di portali di dati specializzati per la loro condivisione con altre agenzie, comunità e aziende. Un secondo aspetto citato da Deloitte è relativo ai principi FAIR (findable, accessible, interoperable, and reusable) e alla loro adozione per garantire che ai dati pubblici sia possibile accedere in modo efficiente. A questo si accompagna anche la creazione di framework di standardizzazione destinati a favorire una maggiore interoperabilità. Terzo e ultimo punto quello del ridisegno della data governance necessario per rispondere alla richiesta di una maggiore condivisione dei dati, con quindi anche una ridefinizione dei parametri della data ownership e degli standard di qualità. Compreso, per concludere, l’elemento di protezione e il suo rafforzamento.


Paolo Morati
Giornalista professionista, dal 1997 si occupa dell’evoluzione delle tecnologie ICT destinate al mondo delle imprese e di quei trend e sviluppi infrastrutturali e applicativi che impattano sulla trasformazione di modelli e processi di business, e sull’esperienza di utenti e clienti.

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