Tavola rotonda “Cloud First”

12 aziende presentano la loro offerta e si confrontano sulle criticità nell’adozione del paradigma Cloud da parte della PA
25 Giugno 2020 |
A cura della redazione

Continua il nostro viaggio editoriale sul Cloud come fattore abilitante per la Pubblica Amministrazione. Un tema sempre più attuale che probabilmente l’emergenza Covid19 e le repentine trasformazioni dei processi lavorativi all’interno della Pa, caratterizzati dallo smart working, potrebbe accelerare la transizione delle organizzazioni pubbliche dei propri dati e servizi verso piattaforme cloud certificate da AgID perché da quelle si potrà accedere alle applicazioni da remoto. Per questo sentiremo sempre più parlare di cloud, da quelle piattaforme si potrà accedere alle applicazioni. Il cloud è una grande opportunità per il Pubblico così come lo è stata per il privato. Grandi operatori di Public Cloud stanno investendo in Italia attrezzandosi con importanti Data Center. La transizione al cloud si può fare tranquillamente nel rispetto della normativa, della privacy, della sicurezza necessaria. E l’offerta non manca, come testimonia la seconda tavola rotonda organizzata da Innovazione.PA alla quale hanno partecipato dodici aziende non solo presentando la loro offerta e i propri servizi, ma confrontandosi sulle criticità, i ritardi e le non sempre adeguate competenze della Pa nell’adottare il paradigma cloud. 


Aberto Giaccone, CTO di AlmavivA

Dal punto di vista del disegno complessivo il Piano di AgID è ineccepibile, indica un percorso senza fare scelte di campo, lasciando quindi ampia libertà di scelta ai singoli enti. La realtà della PA, però, è molto variegata: dalle città metropolitane ai piccoli comuni, dalle grandi strutture sanitarie agli enti territoriali la trasformazione digitale sta seguendo percorsi diversi, per quanto l’obiettivo comune sia quello di innovare i processi e fornire ai cittadini servizi più efficienti. AlmavivA affianca da anni la Pubblica Amministrazione Centrale e Locale nel suo percorso evolutivo, trovando a volte interlocutori molto preparati, disposti anche a sperimentare, a volte persone ancora abbastanza diffidenti nei confronti dei trend tecnologici emergenti, a cominciare dal cloud. Spiegare i vantaggi del cloud, del resto, non sempre è facile, soprattutto se si vuole continuare a operare in maniera completamente autonoma. Per sua natura, infatti, il cloud esprime maggiore valore a fronte di una massa critica di dati da gestire, massa critica che si può raggiungere creando sinergie tra enti differenti ma assimilabili: una via che comincia ad essere percorsa da alcune organizzazioni lungimiranti, ma non è ancora diventata mainstream. Le tecnologie ci sono, così come le buone pratiche e gli strumenti finanziari per misurare l’impatto di un progetto, ma non tutti ne hanno una adeguata conoscenza. Cresce quindi anche la richiesta di un supporto consulenziale mirato, tendenza oggi riconosciuta anche dal regolatore, che nelle ultime gare ha previsto appositi slot dedicati agli advisor. Dal nostro osservatorio notiamo che alcuni dei temi di maggiore attualità all’interno della PA, come per altro anche nel mondo enterprise, sono l’interoperabilità e la sicurezza. Entrambi richiedono competenze specifiche, soprattutto se declinati in una logica cloud, perché sono soluzioni che, una volta sviluppate, vanno monitorate e gestite in maniera continuativa. Un player come AlmavivA ha quindi anche il compito di porsi come service orchestrator, facendosi carico delle complessità legate all’adozione di piattaforme eterogenee, siano esse on-premise, ibride o cloud.


Claudio Girlanda, Application Competence BU Manager di Maticmind

L’adattamento all’era digitale richiede una mentalità flessibile, capace di abbandonare processi e metodologie tradizionali e di compiere così un salto di qualità. Naturalmente le criticità non mancano: la principale è decidere su quali tecnologie valga la pena investire in termini finanziari e di formazione del team, perché per padroneggiare strumenti di nuova generazione servono competenze specifiche, anche multidisciplinari. La PA sta affrontando questo cambiamento ‘in ordine sparso’, cercando di massimizzare le risorse a disposizione, nella maggior parte dei casi carenti sia in termini economici che di professionalità. Le linee guida indicate dal Piano AgID forniscono indicazioni utili, ma per essere attuate si devono concretizzare le giuste condizioni. Il cloud rappresenta sicuramente un valido supporto, ma bisogna saperlo declinare correttamente affinché non rappresenti una scelta dettata solo dalle mode o da un’accettazione acritica delle indicazioni ‘calate dall’alto’. Il supporto di operatori come Maticmind, system integrator che vanta una lunga esperienza nella progettazione, integrazione e gestione di soluzioni tecnologiche innovative grazie a competenze specialistiche in tutti gli ambiti tecnologici, a cominciare dalla cybersecurity, particolarmente strategica in ambito PA, è quello di fornire in primo luogo un supporto consulenziale a 360°. Per quanto riguarda il cloud, ad esempio, sono stati i grandi hyperscaler internazionali a promuoverlo in maniera massiccia, ma l’approccio che si è affermato in ambito consumer non è adatto al mondo enterprise, e in particolare alla PA, in primo luogo perché questi soggetti non offrono adeguati servizi di consulenza e supporto. Maticmind si propone come ‘cloud enabler’ in grado di indirizzare ogni singolo ente, in base alle sue specifiche esigenze, verso l’infrastruttura e il disegno architetturale più adatto, consolidando, razionalizzando e modernizzando le risorse disponibili attraverso una maggiore integrazione tra sistemi ancora organizzati in silos ed evitando nel contempo il rischio di lock-in, sempre presente. Uno dei settori della PA attualmente più dinamici è quello della sanità, dove la sensibilità dei dati trattati risulta particolarmente critica: la telemedicina, i dispositivi medici abilitati all’intelligenza artificiale e le cartelle cliniche elettroniche, ad esempio, stanno efficientando il sistema sanitario nazionale, ma bisogna essere sicuri che le soluzioni che si vanno a implementare siano sicure “by design”.


Davide Capozzi, Innovation Manager di Wiit

Negli Stati Uniti cominciano ad affermarsi cloud provider che si specializzano in determinati mercati verticali, un approccio che Wiit, società che dal 2004 eroga servizi di hosted, private e hybrid cloud ad alto valore aggiunto, condivide e cerca di veicolare anche in Italia.
Al contrario, quello che stiamo vedendo almeno in Italia nell’ambito dei servizi più diffusi di Cloud, la tendenza è quella di andare verso una standardizzazione spinta per beneficiare di maggiori economie di scala, senza tener conto delle specificità dei singoli settori. Questa esigenza di specializzazione dei servizi non può che applicarsi anche alla Pubblica Amministrazione con le sue esigenze normative, di sicurezza e di performance.
Nello scenario attuale anche la PA sta riprogettando i propri modelli e i propri processi in un’ottica di servizio, seguendo quello che è il modo sempre più comune di fruire dei servizi sia da parte dei cittadini che delle imprese. Il cloud è l’abilitatore principale di questi modelli.
Le indicazioni contenute nel Piano AgID rappresentano una bella narrazione, che però rappresenta un punto di arrivo con tanta strada da fare. Infatti, per quanto in crescita, il paradigma Cloud nel nostro Paese non è ancora maturo: tanti sono gli esempi di applicazioni tattiche di Public Cloud, Hosted Private Cloud o piccoli Private Cloud, ma, è ormai noto, che il massimo potenziale in termini di flessibilità, scalabilità e personalizzazione si esprime con modalità Hybrid prendendo il meglio di questi tre mondi. Difficilmente le organizzazioni pubbliche potranno abbracciare in toto un singolo modello cloud: in base agli asset esistenti e agli obiettivi da raggiungere dovranno scegliere di interfacciarsi con un provider in grado di padroneggiare tutti questi modelli in maniera adeguata.
Ma come sempre non è solo una questione di tecnologia: per estrarre il massimo valore dal Cloud, le aziende e a maggior ragione la PA devono lavorare per convertire le competenze dei propri dipartimenti IT: le competenze necessarie si spostano infatti dalle operation IT a quelle architetturali e di governance, perché la parte più tecnica viene delegata al cloud provider. Adottando il paradigma cloud di fatto il focus si sposta sui processi e sulle competenze, e quindi sull’aggiornamento professionale, un cambiamento già in atto nel mondo enterprise e che sempre più coinvolgerà anche la PA. Wiit, in un’ottica di “full service” per i propri clienti, inserisce nei propri contratti percorsi di empowerment dei propri clienti che, oltre a fornire gli skill tecnici necessari, consentono alle organizzazioni di migliorare sotto l’aspetto manageriale specifico per governare servizi cloud, responsabilizzando e rendendo autonomi degli utenti.


Emanuele Bergamo, Business Technology Consultant Team Leader Italy di NTT Ltd.

Il modo con cui i cittadini e le imprese utilizzano la tecnologia sta cambiando, e l’amministrazione pubblica ne sta prendendo atto, come testimonia il Piano dell’AgID, un manifesto utile e interessante che però lascia molto spazio all’interpretazione. Manca, infatti, una chiara indicazione di quali siano gli obiettivi prioritari, che possono essere di volta in volta il consolidamento dei data center, i servizi ai cittadini, la normalizzazione dei dati… Vediamo progetti estremamente ambiziosi, spesso realizzati in collaborazione con atenei e centri di ricerca, che affrontano di concerto tutti questi temi, perdendo di vista la reale fattibilità, e altri più circoscritti, che riescono però a essere portati a termine con successo. Un altro tema sul tappeto è il modo diverso in cui vengono contabilizzati i costi operativi e gli investimenti. A livello internazionale, soprattutto negli USA, si va verso l’attenuazione di queste differenze, sulla spinta del crescente successo che sta avendo l’offerta di soluzioni ICT as-a-service, e pensiamo che a tendere questo avverrà ovunque. Questo impatta in particolare sul paradigma cloud, che però non deve essere visto come l’unico in grado di accelerare la modernizzazione della PA. L’informatica è storicamente un’industria molto dinamica, in continua evoluzione, per cui la cosa più importante è saperla interpretare e declinare correttamente, mettendo al centro gli obiettivi che si vogliono raggiungere. In questo senso la scelta del partner tecnologico di riferimento risulta fondamentale. NTT Ltd., uno dei principali fornitori di servizi IT nel mondo, che ha consolidato sotto il proprio brand numerose aziende tra cui NTT Communications, Dimension Data e NTT Security, approccia il mercato, inclusa la PA, in una logica consulenziale, mettendo a disposizione esperienza e know how maturati in ogni parte del mondo in ambito cloud, hybrid cloud, security, compliance e managed services al fine di disegnare architetture in grado di soddisfare le specifiche esigenze di ciascuna organizzazione.


Corrado Farina, General Manager di ReLicense

Il nostro modello di business è speculare a quello di molte imprese. ReLicense da oltre 10 anni infatti aiuta le aziende a ridurre i costi sostenuti per l’acquisto di licenze software, vendendole usate, ma le aiuta anche a ricapitalizzare le risorse non utilizzate e proponendone un riacquisto.
Di fatto le licenze software non sono soggette a usura, per cui quelle di seconda mano oggi adeguatamente regolamentate, non differiscono da quelle nuove in maniera sostanziale a parità di versione.
La pubblica amministrazione – sia centrale che locale –rappresenta per noi un target importante, anche perché acquista quando si hanno i fondi disponibili, e per questo pagano puntualmente. I progetti di migrazione al cloud, sollecitati anche dal Piano AgID, non sempre garantiscono i vantaggi attesi in termini di riduzione dei costi e semplificazione.
Non di rado vediamo organizzazioni – sia pubbliche che private – che fanno marcia indietro, abbandonando progetti cloud avviati forse con l’intenzione di non ‘restare indietro’, che si scontrano però con la realtà. Il cloud, per sua natura, è in continua evoluzione, ma se le esigenze riguardano le attività di produttività personale di uso più comune le soluzioni che rendiamo disponibili rappresentano una valida alternativa.
Insomma, anche nell’era dell’as-a-service, il tradizionale modello di acquisto e vendita di licenze perpetue è ancora valido, anche perché i cambiamenti in atto – a cominciare proprio dalla migrazione al cloud – fanno sì che molte organizzazioni si ritrovino con soluzioni costose e sovradimensionate per il loro lavoro. Ma se la scelta “cloud” è stata fatta, ecco che un eccesso di licenze software inutilizzate può diventare una ricchezza vendendole a Relicense.
In base alla nostra esperienza oggi la PA ha soprattutto l’esigenza di semplificare e velocizzare l’interazione con i cittadini e le imprese, e su questo si sta concentrando, cercando di migliorare la user experience dei servizi che rende disponibili: è un percorso graduale che può essere affrontato in tanti modi, valutando volta per volta, con attenzione, i pro e i contro dei modelli di procurement e fruizione presenti sul mercato.


Francesco Mazzola, CEO di T.NET

Accompagnare una organizzazione verso l’innovazione non è mai facile, sia che si tratti di una azienda privata o un ente pubblico, anche perché l’Italia sconta da sempre un certo ritardo rispetto ai Paesi da cui parte l’innovazione. Oggi più che mai c’è bisogno di esperti in grado di ascoltare i clienti e indirizzarli verso le soluzioni più adatte alle loro esigenze, in pratica di consulenti, soprattutto quando gli interlocutori non hanno una conoscenza approfondita della materia, cosa abbastanza comune in ambito PA, ed è proprio questo l’approccio di T.Net. Le linee guida di AgID rappresentano un supporto e vanno nella direzione giusta, ma devono essere declinate correttamente in base alle specifiche esigenze di ogni singola realtà, soprattutto quando si prende in considerazione l’adozione del cloud per andare a modernizzare o sostituire i sistemi legacy e/o obsoleti presenti in molti enti pubblici. L’interesse nei confronti del cloud da parte della PA sia centrale che locale non manca, ma ci sono anche alcune criticità. La principale è rappresentata dal fatto che il cloud, in base alle attuali disposizioni, deve essere ascritto sul conto economico, e non sempre risulta conveniente rispetto all’acquisizione di un asset fisico, senza contare che molti sono ancora ancorati al concetto di possesso piuttosto che a quello di accesso e utilizzo. In secondo luogo, gli strumenti resi disponibili, ad esempio il MePA, ovvero il marketplace di riferimento per il procurement della PA, non offrono una semplicità di utilizzo e livelli di performance adeguati. La strada comunque è segnata: è d’obbligo fornire ai cittadini servizi sempre più efficaci ed efficienti, anche perché la domanda viene dai cittadini stessi, e il cloud rappresenta sicuramente un abilitatore. Tutta la filiera ICT italiana deve impegnarsi per fornire alla pubblica amministrazione il supporto di cui ha bisogno, mettendo in atto sinergie sempre più strette. Le opportunità non mancano, come testimonia il fatto che la quota di mercato dei grandi hyerscaler nel nostro Paese ad oggi non supera il 30%: la prossimità territoriale, la capacità di offrire i più elevati livelli di sicurezza e compliance e la profonda conoscenza dei processi organizzativi tipici della PA, quindi, consentono ad aziende come T.NET di giocare un ruolo di primo piano nel processo di modernizzazione della PA.


Marco Continolo, Infrastructure & Data Management Technology Transformation Services di Atos

AgID ha avviato un percorso coerente con le linee guida di e-government messe a punto dall’Unione Europea. Propone un approccio alla trasformazione digitale che da un lato tiene conto degli investimenti effettuati nel corso del tempo, e quindi dei sistemi legacy ancora presenti negli enti pubblici, dall’altro favorisce l’adozione del cloud quale modello in grado di offrire maggiore efficienza e flessibilità. Per trovare il giusto equilibrio aziende globali di matrice europea come Atos, con una lunga esperienza in ambito hybrid cloud, possono suggerire best practices e modelli organizzativi estremamente utili, perché il passaggio al cloud non è affatto banale. Il paradigma cloud, infatti, non impatta solo sull’infrastruttura IT ma anche, e soprattutto, sui modelli organizzativi, perché replicare sul cloud i processi ‘tradizionali’ non basta per fare un vero salto di qualità. Oggi il legislatore chiede maggiore coerenza e uniformità, e questo si può ottenere sia attraverso il consolidamento delle infrastrutture sia grazie allo sviluppo e alla realizzazione di architetture che possano essere facilmente replicate in realtà similari. Saranno i Cloud Service Provider (CSP) certificati ad accompagnare numerose PA in questo percorso, supportati a loro volta da player come Atos, che vanta stretti accordi di partnership con i principali CSP nazionali e internazionali, che hanno messo a punto avanzate soluzioni end-to-end di orchestration hybrid cloud, big data, cybersecurity, business applicatione e digital workplace. Per realizzare progetti di successo bisogna infatti conoscere a fondo non solo le tecnologie a supporto ma anche il contesto in cui queste si inseriscono, per applicare metodologie appropriate in grado di misurare in maniera puntuale anche i ritorni delle soluzioni sviluppate. È un percorso complesso, che richiede di ampliare le competenze digitali all’interno della PA e di incoraggiarne la diffusione attraverso programmi di formazione e informazione mirati, come quelli che Atos rende disponibili ai propri stakeholders e a cui collabora nel mondo scolastico e accademico.


Michele Caldara, Head of Business Development di Sorint.Lab

In pochi anni cloud e open source hanno modificato profondamente il mondo IT. È giusto quindi che il regolatore abbia inserito questi paradigmi tra le priorità indicate nelle linee di indirizzo, ma la migrazione e l’interoperabilità con infrastrutture legacy stratificate nel corso degli anni è un percorso complesso. Non riguarda solo infrastruttura, architettura e operazioni IT, ma coinvolge l’intera organizzazione, le persone e i processi. Per guidare questo cambiamento il Piano prevede la creazione di una nuova figura, il Responsabile per la Trasformazione Digitale (RTD), che ha anche il compito di innescare un processo di mutua collaborazione con altri RTD attraverso un modello di rete che possa stimolare il confronto, la valorizzazione delle best practice e la condivisione di conoscenze e progettualità. Obiettivi ambiziosi, che difficilmente, però, riescono ad avere un concreto riscontro, anche se naturalmente non si può generalizzare, perché il mondo della PA è estremamente variegato e comprende anche punte di eccellenza. Il ruolo di partner tecnologici quali Sorint.Lab, tra i principali operatori italiani del mercato IT, che ha creduto nel cloud e nell’open source quando ancora non erano diventati mainstream, è quindi più che mai necessario. La competenza dei nostri team ci permette di supportare la PA centrale e locale in tutti i passaggi della cloud adoption, quando questa è ritenuta la strada giusta da percorrere: assessment, pianificazione e migrazione, progettazione di architetture e infrastrutture cloud, application modernization, riscrizione dei processi, automazione, formazione degli utenti, gestione, monitoraggio e ottimizzazione delle nuove infrastrutture. Disegniamo strategie multi-cloud vendor independent che consentono alle amministrazioni pubbliche di diventare più agili e reattive e di fornire ai cittadini e alle imprese servizi sempre più efficienti. Poniamo particolare attenzione alla formazione, mettendo a disposizione anche della PA percorsi di crescita tecnica e professionale flessibili tesi a colmare quella carenza di skill tanto sentita a tutti i livelli.


Michele Zunino, CEO di Netalia

Netalia, società interamente italiana focalizzata sull’erogazione di servizi infrastrutturali in cloud, è stata una delle prime società a ottenere la certificazione AgID. Forniamo l’infrastruttura abilitante e una ampia gamma di servizi a numerose pubbliche amministrazioni – soprattutto locali – per garantire resilienza, scalabilità, reversibilità e protezione dei dati, che rappresentano l’asse portante di qualsiasi trasformazione digitale. Riteniamo che il concetto di ‘cloud first’ introdotto nel nuovo Piano AgID vada nella direzione giusta ma presenta anche alcuni limiti, soprattutto dal punto di vista del procurement. Appare disegnato intorno alle esigenze della PA centrale, o comunque delle grandi organizzazioni, mentre pone vincoli stringenti per gli enti di dimensioni minori, che non di rado sono anche quelli che hanno minore dimestichezza con le tematiche IT. Inoltre alcuni strumenti resi disponibili, a cominciare dal marketplace, non sono sufficientemente chiari e semplici da utilizzare, e questo rappresenta un ulteriore ostacolo. Senza contare che spesso il cloud viene presentato solo come un modo per contenere i costi, mentre i vantaggi che ne possono derivare sono ben altri, soprattutto in termini di interoperabilità e sicurezza ‘by design’. Il cloud, comunque, è preso sempre più spesso in considerazione perché la necessità di ottimizzare e razionalizzare i numerosi sistemi che si sono stratificati nel corso del tempo è un’esigenza fortemente sentita. Per affrontare questo cambiamento molte PA si affidano agli operatori di canale che le affiancano, a volte da anni: system integrator, ISV (independent software vendor), consulenti… Per questo è importante investire anche in questa direzione, come fa da sempre Netalia, che proprio su un ecosistema di business partner altamente qualificati basa il proprio modello commerciale, che le permette di essere presente in maniera capillare su tutto il territorio nazionale. Anche il canale IT sta vivendo un momento di grande trasformazione e guarda al cloud con sempre maggiore attenzione. L’impegno di tutta la filiera IT, a cominciare proprio dai cloud provider, deve essere quello di sgombrare il campo dalla molta confusione che ancora oggi circonda il cloud, nella pubblica amministrazione ma anche tra gli addetti ai lavori.


Paolo Di Leo, Direttore Sviluppo e Servizi IT di Municipia

Cittadini sempre più esigenti e informati, che hanno a disposizione i mezzi per far sentire la loro voce, per giudicare i livelli di servizio e per partecipare attivamente alla gestione della cosa pubblica stanno spronando la pubblica amministrazione a fare un salto di qualità, efficientando i servizi resi disponibili grazie a un uso intelligente della tecnologia. Il Piano predisposto da AgID rappresenta uno stimolo ulteriore per andare in questa direzione, anche se per attuarlo servono persone competenti e con una mentalità aperta, orientata al cambiamento, difficilmente reperibili all’interno di organizzazioni dove il ricambio generazionale è estremamente lento, o addirittura assente. L’efficientamento della PA è una sfida aperta, che secondo Municipia, società del Gruppo Engineering, parte dalle città, qualunque sia la loro dimensione, perché solo mettendo a fattore comune esigenze spesso simili è possibile sviluppare progetti in grado di innalzare i livelli di servizio. L’applicazione di paradigmi quali il cloud, che consente di raccogliere grandi moli di dati dai centri urbani, di gestirli e tradurli in informazioni utili allo sviluppo di nuovi servizi, rende la gestione della cosa pubblica più semplice, efficiente, trasparente, sicura e meno costosa. L’obiettivo è aumentare il livello qualitativo dei servizi erogati grazie a un uso intelligente delle molteplici tecnologie oggi disponibili – non solo cloud, ma anche IoT, ERP di nuova generazione ecc.: è per questo che ci piace parlare di ‘Città Aumentata’. Un uso intelligente degli strumenti oggi disponibili può fare la differenza in molti ambiti, dalla gestione dei rifiuti a quella del traffico, dalla sicurezza all’efficienza energetica, e l’elenco potrebbe continuare. Quello che serve è passare dalle parole ai fatti, perché oggi non sono più la collocazione geografica o il colore politico a fare la differenza, ma la qualità dei servizi erogati, che passa dalla volontà e dalla capacità di affrontare il cambiamento. Municipia affianca oltre 1.000 città di varie dimensioni in questo percorso complesso e articolato, attraverso investimenti privati e assorbimento del rischio operativo. Interveniamo infatti anche con formule di partenariato pubblico-privato e project financing con investimenti e rischi a nostro carico e compartecipazione ai benefici derivanti dai progetti andati a buon fine.


Renato Alessandria, Local Government Sales Director di Lutech

Il Piano di AgID conferma il principio per cui il digitale rappresenta una leva di trasformazione economica e sociale che, mettendo al centro delle azioni i cittadini e le imprese, diventa propedeutico a una riforma strutturale del Paese. Propone alle PA di contribuire allo sviluppo dell’economia del Paese fornendo loro indicazioni su alcuni strumenti che permetteranno lo snellimento dei procedimenti burocratici, la maggiore trasparenza dei processi amministrativi, una maggiore efficienza nell’erogazione dei servizi pubblici e, non ultimo, la razionalizzazione della spesa informatica. Le linee guida indicate sono coerenti con gli obiettivi europei, e i primi effetti si stanno vedendo. Dopo un lungo periodo di immobilismo, infatti, sono stati emanati alcuni bandi che recepiscono queste indicazioni, ma le criticità non mancano. La principale è rappresentata dall’installato, ossia dalle infrastrutture e dalle applicazioni molto datate presenti nella PA, su cui si è restii ad intervenire perché non si sa quali potrebbero essere le conseguenze. È una considerazione che frena innanzitutto l’adozione del cloud, che ha logiche e modelli profondamente diversi da quelli tradizionali. Non è detto, del resto, che il cloud rappresenti la scelta migliore in tutte le circostanze: in molti casi la scelta migliore è probabilmente una evoluzione graduale affrontata attraverso la realizzazione di architetture ibride. Il Piano si pone obiettivi ambiziosi che per essere realizzati necessitano approcci e competenze nuove, per cui bisogna investire anche in formazione. Anche da questo punto di vista, però, all’interno della PA a volte riscontriamo resistenze legate al timore di andare a modificare modelli organizzativi consolidati. Il ruolo di aziende come Lutech, che da oltre 15 anni accompagna numerose pubbliche amministrazioni centrali e locali nel loro percorso evolutivo, è quello di suggerire un approccio end-to-end che copra tutto il ciclo di vita di un progetto. Il primo passo è effettuare una analisi accurata delle esigenze con un approccio advisory oriented focalizzato sull’integrazione degli obiettivi sia della PA, sia del cittadino. Solo in seguito si può impostare un disegno architetturale che risponda a tutti i requisiti e offra i massimi livelli qualitativi in termini di sicurezza, compliance, semplicità d’uso ed efficienza.


Silvia Bellucci, Public Cloud Business Development Italia di IBM

Obiettivo di IBM è il pieno sostegno all’Agenda Digitale e alla trasformazione della macchina amministrativa, centrale e locale, i cui sviluppi dipendono sia dagli investimenti programmati che dalle scelte dei singoli enti. Lo testimonia la nostra partecipazione agli eventi organizzati da AgID nel corso dei quali assistiamo ad accesi dibattiti, perché le modalità di attuazione delle linee guida indicate dal Piano sono molteplici, senza contare le discussioni in atto a livello nazionale e internazionale su tematiche strategiche quali cyber security, 5G ecc. La materia è complessa, e gli enti pubblici hanno diversi gradi di maturità, per cui non esiste un unico approccio: bisogna valutare volta per volta gli asset di partenza e gli obiettivi che si vogliono raggiungere, individuando il modello architetturale più adatto. Il cloud rappresenta sicuramente un importante volano, e molte PA hanno assimilato il concetto ‘cloud first’ da tempo. Facendo però una analisi più approfondita, si rileva che i workload effettivamente migrati sul cloud sono solo una piccola parte, per cui c’è ancora molto da fare, anche perché la possibilità di accedervi solo tramite cloud service provider certificati rappresenta un po’ una forzatura. Un altro aspetto critico è rappresentato dai costi: per quanto riguarda le risorse che si prevede di acquisire in modalità pay-per-use AgID sollecita la stesura di un ‘piano dei fabbisogni’, un esercizio particolarmente complesso per un servizio pubblico. IBM mette a disposizione della PA tutte le esperienze, le competenze e gli strumenti che si sono dimostrati vincenti in altri contesti. Le nostre piattaforme e soluzioni open-standard rappresentano un valore strategico per ridurre drasticamente i tempi di sviluppo di nuove soluzioni e la loro integrazione in qualunque ambiente, on-premise, ibrido in cloud, consentendo la realizzazione di servizi pubblici integrati. Investiamo inoltre in maniera consistente in attività educational, perché non può esistere vera trasformazione senza un cambiamento prima di tutto culturale e organizzativo.


A cura della redazione
Innov@zione.PA è testimone dell’execution digitale che grazie all’ICT rinnova modelli e processi della Pubblica Amministrazione Centrale e Locale. Il bimestrale illustra il quadro della messa in opera delle tante iniziative, dalle più consolidate a quelle più di frontiera, che pur operando in autonomia, e spesso con quegli elementi contrastanti tipici delle fasi di cambiamento e facendo sempre i conti con risorse limitate, tendono all’obiettivo della crescita del Paese attraverso l’elemento imprescindibile della modernizzazione della PA.

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