Domenico De Maio

Direttore generale dell’Agenzia Nazionale per i Giovani
4 Maggio 2020 |
Valerio Imperatori

“Ho conosciuto Domenico De Maio anni fa. Giovanissimo musicista, utilizzava l’arte come strumento di recupero dei ragazzi con meno possibilità e per coinvolgerli in attività sociali. È stato un precursore in Italia nell’organizzare flash mob per la tutela dei diritti. Ed è un avvocato e dottore di ricerca che ha ricoperto incarichi di responsabilità presso Pubbliche Amministrazioni”.
Così l’allora Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Vincenzo Spadafora presentava, a settembre 2018, il neo Direttore Generale dell’Agenzia Nazionale per i Giovani.

Da operatore sociale nei quartieri ad alto rischio di devianza minorile di Napoli al recupero dei minori a rischio nell’Istituto Penale per minorenni di Nisida, dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza a Roma, Domenico De Maio vanta una lunga esperienza tra impegno sociale e Pubblica Amministrazione. Da quasi due anni si occupa di formare i “ragazzi”, come li chiama più volte in questa intervista, alla cittadinanza attiva nel rispetto dei programmi dell’Unione Europea.

Direttore De Maio, quali sono gli obiettivi dell’Agenzia?

L’Agenzia Nazionale per i Giovani (ANG) è un organismo pubblico, dotato di autonomia organizzativa e finanziaria, vigilato dal Governo Italiano e dalla Commissione Europea. È stata creata dal Parlamento Italiano in attuazione delle iniziative decise dal Parlamento Europeo e del Consiglio che ha istituito il programma comunitario Gioventù in Azione per il periodo 2007-2013.
Dal 2014 l’ANG è l’ente attuatore in Italia del capitolo Gioventù del nuovo Programma ERASMUS+, per il periodo 2014-2020. Da dicembre 2018 è diventata anche l’Ente che in Italia gestisce, in ogni sua fase, il nuovo programma Europeo rivolto ai giovani: Corpo Europeo di Solidarietà. Amministriamo i fondi assegnati dall’Europa all’Italia nell’ambito dei programmi europei. I nostri obiettivi tendono a creare una sempre maggiore integrazione europea tra le nuove generazioni, tra i giovani cittadini d’Europa. Il nostro statuto li scandisce in modo inequivocabile: lavoriamo per promuovere la cittadinanza attiva dei giovani, e in particolare la loro cittadinanza europea; per sviluppare la solidarietà e promuovere la tolleranza fra i giovani per rafforzare la coesione sociale; per favorire la conoscenza, la comprensione e l’integrazione culturale tra i giovani di Paesi diversi; per contribuire allo sviluppo della qualità dei sistemi di sostegno alle attività dei giovani ed allo sviluppo della capacità delle organizzazioni della società civile nel settore della gioventù; per lo sviluppo della cooperazione nel settore della gioventù a livello locale, nazionale ed europeo.

Gioventù, giovani, ragazzi: chi può accedere ai fondi europei che voi gestite?

Le regole comunitarie dei programmi stabiliscono un target che va dai 13 ai 30 anni. Per esempio, il Corpo Europeo di Solidarietà, la nuova iniziativa dell’Unione Europea, offre ai giovani opportunità di lavoro, tirocinio e volontariato, nel proprio Paese o all’estero, nell’ambito di progetti destinati ad aiutare comunità o popolazioni in Europa. Si può aderire al Corpo Europeo di Solidarietà a partire dai 17 anni, ma bisogna averne almeno 18 per poter iniziare un progetto.
I nostri interventi sono rivolti a tutti i cittadini under 30. D’altra parte, la definizione di “giovane” è spesso aggiornata, l’asticella sembra alzarsi sempre più. Si tratta di un range molto ampio. Dal 2014, inizio del settennato, ad oggi abbiamo approvato e finanziato 3.034 progetti a 1.065 associazioni distribuite sul territorio nazionale. I ragazzi che dal 2018 hanno partecipato ai nostri programmi sono oltre 28mila, per lo più organizzati in associazioni che possono avere diverse caratteristiche giuridiche, ma devono conservare la propria natura non-profit. L’aspetto giuridico non è secondario anche perché non possono attualmente esistere per tutti i Paesi Europei le stesse norme giuridiche con le quali si certificano le associazioni e organizzazioni non-profit. Questo è dato dal fatto che regole che devono valere per tutti i Paesi della Comunità Europea non possono essere specificate con precisione le tipologie di enti non profit. Noi ci rivolgiamo alle associazioni del volontariato alle fondazioni ed a istituti vari. La presenza dei giovani è centrale soprattutto nella stesura del progetto che ci viene proposto per essere finanziato e spesso sono organizzati costituite da volontari che nel corso del tempo hanno consolidato l’esperienza creando divenendo beneficiari diretti di programma.

Quali sono state le iniziative più significative da voi promosse sul territorio nazionale per promuovere la vostra attività?

Per dare massima visibilità ai progetti che grazie all’Agenzia vengono realizzati e fare in modo che un numero sempre crescente di giovani possa usufruire delle opportunità offerte dai programmi europei, favorendo partecipazione ed inclusione sociale, l’Agenzia Nazionale per i Giovani, nel 2019, ha realizzato ANG inRadio dove in rappresenta una molteplicità di significati: il racconto dell’agenzia INradio, INsieme, INclusione. Il primo network radiofonico digitale istituzionale interamente animato da under 30.
Oggi abbiamo creato 44 “stazioni” locali in 13 Regioni d’Italia, con oltre 600 giovani che rappresentano un presidio di ANG sul territorio.  Il progetto ANG inRADIO sta diventando una best practice europea. Lo abbiamo realizzato attraverso un bando pubblico rivolto ad associazioni di giovani che hanno potuto accedere al finanziamento per la creazione di una radio digitale. Trasmettiamo dalla nostra sede di Roma, accessibile attraverso un’app scaricabile gratuitamente e possiamo contare su circa 600 ragazzi attivi nelle redazioni locali, con un impatto su una popolazione di 150mila giovani.
Questi sono i nostri ambasciatori sul territorio che interloquiscono anche con podcast e informano i territori sulle opportunità di Erasmus+ e Corpo Europeo di Solidarietà. Meccanismo innovativo perché porta con sé da un lato la conoscenza e diffusione di strumenti digitali che permettono ai ragazzi di svolgere concretamente le attività ma allo stesso tempo mette al centro la partecipazione giovanile. L’esistenza di spazi fisici e presidi di partecipazione sono elementi imprescindibili: 44 stazioni radio per altrettanti luoghi fisici tra oratori, sedi di associazioni, centri di aggregazioni, aule di scuole e così via. Qui, in queste sedi, si misura la partecipazione ma soprattutto si creano le basi per raggiungere il nostro primario obiettivo: il diritto all’accesso e alla conoscenza. I programmi europei nascono proprio per includere nelle dinamiche sociali i ragazzi che hanno, per diversi motivi, poche opportunità. Non solo coloro che possono vivere un’esperienza universitaria in altri Paesi, non solo i più fortunati che hanno alle spalle una famiglia strutturata, ma anche coloro che provengono da territori disagiati devono avere il diritto di vivere esperienze in Europa, esperienze di cittadinanza attiva, di partecipazione. Oltre a incrementare i programmi e gestire materialmente i fondi dell’Unione, ci siamo posti fin da subito come creare gli strumenti accessibili a tutti che dessero la possibilità ai ragazzi di essere protagonisti, creando strumenti concreti e operativi attraverso i quali i ragazzi potessero inserirsi nei nostri processi. Tutto ciò sta generando un effetto moltiplicatore sul territorio importantissimo. Infatti, dopo la nascita del network radiofonico digitale, abbiamo osservato che i territori iniziano ad auto-organizzarsi, promuovono spontaneamente la conoscenza dei programmi e le regole di accesso ad essi decise da Bruxelles, ma soprattutto sensibilizzano tutti alla possibilità di accesso ai finanziamenti dei progetti che nascono localmente.
ANG inRADIO è per noi anche uno strumento per ascoltare i giovani, spesso protagonisti delle trasmissioni radiofoniche insieme ad esperti del mondo della politica, della cultura, dell’informazione, del lavoro e della società. Un modo moderno e un linguaggio comune alle nuove generazioni, una modalità che permetta ai ragazzi di sentirsi a proprio agio, di esprimere in libertà le proprie idee i propri sogni. Uno strumento utile anche per promuovere le opportunità del Governo per i giovani.
Al tempo stesso sarà un luogo di condivisione e partecipazione perché è intenzione dell’Agenzia mettere a sistema, attraverso ANG inRADIO, le radio dedicate ai giovani, nonché le esperienze radio nate nell’ambito del programma europeo e, al tempo stesso, dare la possibilità alle associazioni di sperimentare anche con strumenti digitali di facile accessibilità, come un semplice cellulare, la possibilità di “fare radio”, andando quindi ad implementare il palinsesto dell’Agenzia.

A proposito di Governo, qual è il rapporto tra l’Agenzia e l’Esecutivo?

Noi siamo un’Agenzia governativa indipendente, attuatore dei programmi europei, vigilata dal Dipartimento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ogni anno per gestire il programma presentiamo un progetto alla Commissione Europea per ottenere i relativi finanziamenti. Il work programme prima di essere presentato alla Commissione Europea deve ricevere l’approvazione dal Dipartimento, in linea con le scelte programmatiche del Governo. Avere un’agenzia che gestisce programmi europei favorisce inevitabilmente l’implementazione del programma stesso. Questo significa definire una strategia nazionale sulla base dei bisogni diversificati del territorio. Offrire per esempio maggiori opportunità per i ragazzi che vivono nei nostri comuni del Sud richiede programmi e strategie diverse rispetto a interventi rivolti ai coetanei del Nord Europa. C’è un confronto continuo con il Governo. Tra l’altro il network radiofonico è stato realizzato grazie al finanziamento del Dipartimento per le politiche giovanili. Inoltre, lo scorso anno siamo stati protagonisti di un’iniziativa in sinergia con il Governo e i vari Dipartimenti come quello delle Pari Opportunità e quello delle Politiche Giovanili, attraverso un tour che abbiamo chiamato Oggi Protagonisti che ci ha permesso di arrivare in dieci città. Un tour organizzato con un truck di 18 metri con a bordo postazione radio che ci ha permesso di attivare vere e proprie agorà pubbliche di dialogo e confronto con la partecipazione attiva di oltre 2000 giovani. Occasioni che ci hanno permesso di ascoltare 500 storie, e confrontarci con tantissime organizzazioni e associazioni. Il tentativo che si sta provando a fare non è solo quello di condividere gli intenti e la strategia dell’Agenzia, ma provare a offrire ai ragazzi in modo unitario tutte le opportunità a loro riservate siano esse nazionali e/o europee.
Il Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale, a cui la nostra Agenzia risponde, ha da un lato il governo del servizio civile per l’Italia, un enorme e importante contingente, forse solo la Francia può competere con noi. Per la parte relativa alle politiche giovanili invece il ruolo del Dipartimento è quello di raccordo con coloro che per gli altri Ministeri si occupano di giovani, dalla scuola al lavoro dalla sanità all’agricoltura. Insomma, il Dipartimento è chiamato a fare sintesi tra tutte le strutture che in qualche modo prestano attenzione per i loro settori d’intervento a interventi rivolti ai giovani.

Quali saranno i progetti più significativi per il 2020?

Intanto iniziamo dai dati che vale la pena valorizzare. I fondi allocati per il 2020 sono in crescita rispetto al 2019: siamo oltre i 26 milioni, 13.900.000 per Erasmus+ e 12.800.000 per il Corpo Europeo di Solidarietà. Per spendere questi fondi dobbiamo gestire tre call annuali: la prima si è chiusa a febbraio, la seconda programmata per il 30 Aprile – in seguito all’emergenza sanitaria da Covid19 – è stata prorogata al 7 Maggio, la terza il 1° ottobre. Le associazioni, le organizzazioni possono presentare i progetti e in un tempo molto contingentato, grazie al buon funzionamento della nostra macchina amministrativa, vedervi approvare la proposta, tutto in meno di tre mesi. Vorremmo inoltre consolidare il lavoro fatto con il network radiofonico, attivare iniziative di formazione per i partecipanti alle call e infine daremo vita alle Palestre di Progettazione, allo scopo di soddisfare la sempre maggior richiesta di aiuto e supporto per l’attuazione dei progetti. Spesso, girando per i territori veniamo a conoscenza di progetti interessanti che però non riescono a decollare, non si è da soli in grado di trasformare un’idea in progetto strutturato per poter accedere ai fondi. Le Palestre di Progettazione sono delle sessioni che noi realizziamo sia nella nostra sede che sui territori, dove spieghiamo e dimostriamo come si scrive un progetto, come si accede alla piattaforma per caricare lo stesso, insomma strumenti molto operativi, molto concreti che ci permettono di coinvolgere anche nuovi soggetti: nel 2019 abbiamo chiuso l’anno approvando progetti per il 42% a nuove organizzazioni. Oggi stiamo pensando a realizzare attraverso la Palestra di Progettazione un progetto europeo sui beni confiscati alla mafia.

Che tipologie di progetto sono?

Ogni programma ha diverse linee di finanziamento. Per quanto riguarda il Corpo Europeo di Solidarietà si tratta di progetti di volontariato sul territorio. Protagonisti gruppi formati da ragazzi di diversi Paesi e gruppi di soli italiani. Sono iniziative di solidarietà che vanno dal recupero alimentare animati da giovani che girano per i mercati a recuperare beni invenduti per poi consegnarli alle persone più fragili; progetti legati alle persone diversamente abili, come in Sicilia dove alle attività radiofoniche partecipano ragazzi sordomuti attraverso un sistema di webradio; progetti legati alla memoria, in questi casi l’aspetto culturale diviene preponderante. Le arti e il teatro sono ambienti in cui vengono coinvolti giovani che hanno qualche fragilità o difficoltà di integrazione. Per quanto riguarda invece Erasmus+, oltre ai progetti per scambi giovanili, un gruppo di ragazzi può fare un’esperienza all’estero in una realtà associativa facendo propria l’attività di quell’associazione, se si occupa di ambiente i ragazzi di quello si occuperanno. Siamo stati all’area marina protetta di Punta Campanella in Campania, per progetto di tutela dell’area, attrezzati anche con canoe spiegavano alle diverse imbarcazioni che entravano perché non si potesse entrare, studiavano le specie animali, distribuivano opuscoli nei quali si evidenziavano come ci si deve comportare quando ci si trova in un’area protetta. Insomma, sono programmi che finanziano l’esperienza dei ragazzi, che attraverso queste esperienze possono crescere, acquisire competenze trasversali ed essere anche più spendibili nel mercato del lavoro. Noi non siamo un’agenzia del mercato del lavoro, ma è evidente che i giovani dopo simili esperienze possono vantare maggior sicurezza e competenza da spendere: conoscono le lingue, hanno conoscenza internazionale, hanno imparato a gestire tensioni o crisi dettate dal fatto che andare all’estero significa comunque uscire dal guscio familiare e territoriale. Noi finanziamo esperienze, non servizi.

Come partecipano le amministrazioni comunali?

Partecipano offrendo opportunità di esperienze nelle loro strutture. I Comuni potrebbero essere nostri beneficiari, quindi loro possono presentare progetti e accedere al finanziamento. Noi abbiamo un rapporto costante con ANCI, soprattutto per i piccoli comuni. Nel 2020 cercheremo di rafforzare e sviluppare le nostre iniziative rivolte alle aree interne, piccolissimi Comuni che vivono drammaticamente il problema dello spopolamento. Dalla nostra esperienza abbiamo compreso che progetti che nascono e si realizzano in queste aree possono davvero dare impulso a nuove forme di rilancio. Abbiamo vissuto l’esperienza al Comune di Domanico in provincia di Cosenza, 900 abitanti. Qui i ragazzi hanno creato un presidio radiofonico, organizzano scambi giovanili oppure sempre in Calabria al Comune di Camini poco più di 800 abitanti, dove sono state chiuse le scuole. Grazie agli scambi giovanili e tutta una serie di iniziative, stanno riaprendo dei servizi tra cui un asilo nido. I Comuni, in questo senso possono essere beneficiari, soprattutto in un momento di ristrettezze economiche possono guardare anche alle nostre opportunità di finanziamento delle esperienze. Un altro ruolo che hanno i Comuni sul quale stiamo lavorando è quello di una maggiore condivisione strategica. Spesso ho riscontrato l’esistenza di progetti sul territorio di cui gli amministratori locali non sono neppure a conoscenza. Stiamo avviando processi di condivisione in modo da creare una vera e propria rete tra gli attori locali. C’è anche un altro aspetto molto interessante, che si è manifestato in alcuni centri: la presenza di organizzazioni che hanno sviluppato una forte capacità progettuale e sono in grado di sviluppare anche le capacità dell’intero territorio. È il caso del Comune di Molfetta, in provincia di Bari, che sta supportando tantissimo le organizzazioni dei ragazzi che si sono specializzati nella progettazione europea mettendo loro a disposizione spazi/locali. Di fatto, i giovani offrono a tutto il territorio servizi dedicati all’informazione e conoscenza di tutte le opportunità di accedere ai finanziamenti previsti dall’Europa. In questo modo il Comune supporta l’attività dei ragazzi e contemporaneamente usufruisce della loro competenza per tutto il territorio aprendo una finestra importante sull’Europa.

Questo percorso intrapreso dalla vostra Agenzia è comune agli altri Paesi europei?

Tra le Agenzie nazionali siamo la più grande, sia per numero partecipanti sia per stanziamenti allocati. Probabilmente il primato è condiviso con Francia e Germania. Abbiamo una grande capacità progettuale, le organizzazioni italiane risultano molto attive. Dati alla mano, l’Italia è il primo Paese per ospitalità nel programma Corpo Europeo di Solidarietà, maggior numero di volontari a livello europeo che hanno fatto esperienza da quando è nato il programma: su 30mila ragazzi europei oltre il 10% ha scelto i nostri progetti. Siamo un Osservatorio molto importante nonostante la dimensione ridotta della nostra Agenzia. Noi siamo un ente pubblico a differenza di quanto accade in altri Paesi dove le agenzie godono di normative e flessibilità diverse, potendo così operare in un contesto più agevole del nostro, con meno vincoli.
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Dalla vostra esperienza, queste leve di giovani che partecipano attivamente ai programmi, potranno in futuro prossimo essere protagonisti della vita amministrativa e politica delle nostre comunità?

Io ne sono convinto. Il tema di fondo su cui lavoriamo e cioè la cittadinanza attiva di questi ragazzi, inevitabilmente pone ai giovani la scelta di incidere sul governo pubblico del territorio, a partire da alcune misure relative al volontariato, alla solidarietà, all’ambiente. Molti di questi potrebbero trovare anche uno sbocco politico e candidarsi a ruoli di responsabilità nei propri comuni. Io ci tengo a sottolineare che i ragazzi impegnati in queste attività svolgono un ruolo anche politico, non partitico, ma politico nel senso di gestione della cosa pubblica. Sarebbe anche importante recuperare la bellezza della parola politica, nel senso della più bella forma di gestione non violenta del conflitto, della ricerca della soluzione pacifica. I ragazzi che partecipano ai nostri programmi sono educati a quel percorso, costruire sana politica sui territori. Noi ci auguriamo che il nostro contingente possa crescere, nel 2021 partirà il nuovo settennato europeo e proprio nei prossimi mesi si discuterà del bilancio europeo e da quella discussione noi potremmo determinare con un più o con un meno la presenza dei ragazzi in questi progetti. C’è una spinta nel Parlamento europeo mirante a triplicare gli investimenti, speriamo che accada.

Quali misure di controllo di spesa avete attuato?

Intanto, è bene ricordare che impegniamo il 100% delle nostre risorse finanziarie. Inoltre le regole di programma sono molto serrate e noi monitoriamo la spesa non solo nella fase di verifica di rendicontazione attraverso la documentazione fornitaci, ma anche con controlli a campione sul territorio, prima della rendicontazione.
In questa fase di verifica convochiamo le organizzazioni beneficiare del finanziamento, raccontiamo loro le best practices e cerchiamo di accompagnare, consigliare e dove possibile anche confrontarsi su comportamenti che in corso di realizzazione del progetto vanno limati o anche eliminati. Attività fondamentale perché dopo il finanziamento le organizzazioni hanno bisogno di essere ulteriormente accompagnate e aiutate. Dopo la selezione dei progetti da finanziare, alla firma del contratto noi anticipiamo l’80% del finanziamento, c’è l’avvio del progetto, poi si entra in una fase di accompagnamento e infine poi la fase dell’invio della relazione finale dopo la quale si approva il finanziamento de facto. Ovviamente l’Agenzia è sottoposta ai severi controlli della spesa pubblica a partire dalla Corte dei conti in Italia e per finire agli organi di controllo europeo contro le frodi.

La sua direzione ha portato cambiamenti nell’organizzazione dell’Agenzia?

La nostra dotazione organica è di 30 persone ma siamo leggermente sottodimensionati, facciamo un grande sforzo a fronte di numeri molto importanti. Stiamo anche lavorando per riorganizzare il lavoro in modalità Smart Working per il 100% del nostro personale. Abbiamo digitalizzato oltre il 90% dei documenti cartacei; nel 2019 abbiamo investito il 13% del nostro budget in servizi digitali. Infine, non meno importante, dalla fine del 2019 siamo plastic free.

Come mai lei alla direzione dell’Agenzia?

Questa domanda andrebbe rivolta all’autorità di governo. Ma per non sottrarmi mi rifaccio alla motivazione contenuta nell’atto ufficiale di nomina. Io ho un percorso trasversale, tra il mondo professionale, sono avvocato, ho maturato una certa esperienza nella pubblica amministrazione, ma dagli anni giovanili ho sperimentato e svolto significative attività di volontariato, a partire dal carcere rapportandomi con i detenuti anche attraverso l’arte. La scelta è ricaduta su di me, come hanno dichiarato a suo tempo, per questa doppia capacità professionale: da un lato la conoscenza macchina amministrativa dall’altro per aver partecipato e realizzato sul territorio diversi progetti di volontariato e solidarietà. Sono figlio dello stesso percorso oggi intrapreso con qualificata progettualità da migliaia e migliaia di ragazzi.

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