Decarbonizzazione: nei trasporti in Ue si procede a rilento

Secondo la Federazione europea per il trasporto e l’ambiente nel 2030 il settore sarà responsabile del 44% delle emissioni
24 Aprile 2024 |
Giulia Galliano Sacchetto

La decarbonizzazione in Unione Europea procede faticosamente, soprattutto in alcuni settori. Se, infatti, l’agricoltura e l’industria hanno diminuito, negli ultimi 30 anni, le emissioni di circa il 38% altrettanto non si può dire del settore dei trasporti, che oggi contribuisce circa al 29% delle emissioni (con un più 17% rispetto al 1990). Lo rivela il rapporto “The state of European transport 2024”, realizzato dal gruppo di organizzino non governative Federazione europea per il trasporto e l’ambiente, secondo cui, se il trend non verrà invertito nel 2030 i trasporti potrebbero contribuire al 44% delle emissioni totali dell’Ue. E, secondo gli autori del report, le misure previste dal Green deal europeo non sarebbero sufficienti a cambiare drasticamente rotta: con le politiche attuali, infatti, le emissioni si ridurrebbero solo del 25% nel 2040, rispetto al 1990, e del 62% nel 2050.

Il primo responsabile della situazione è senza dubbio il trasporto su gomma: automobili, camion e furgoni contribuiscono, infatti, al 70% delle emissioni di gas serra causate dall’intero settore dell’Ue. Le auto, in particolare, sono il principale mezzo inquinante e, insieme ai furgoni, contribuiscono al 13% di tutte le emissioni di gas serra dell’Unione europea. Un contributo dovuto al fatto che l’uso dell’auto privata è ancora molto diffuso: come sottolinea, ad esempio, il Rapporto ASviS 2023 in Italia il 76% delle persone utilizza abitualmente un mezzo privato per raggiungere il luogo di lavoro.

Per invertire la rotta la Federazione Europea evidenzia alcune misure come il divieto di vendita di automobili a combustione interna entro il 2035 e la diffusione delle automobili elettriche. Ciascuna di queste ultime, infatti, produce emissioni inferiori in media di tre volte rispetto ad una a petrolio, ma oggi solo l’1,2% del parco auto è elettrico. Ma il mercato è comunque in crescita e oggi un’automobile su sei tra le auto nuove vendute è elettrica. Un’iniziativa importante in tal senso è stata presa dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica in collaborazione con il Gestore dei servizi energetici e la Ricerca sul sistema energetico: è stata infatti sviluppata una piattaforma per l’individuazione delle colonnine di ricarica presenti sul territorio. Più di 32mila colonnine, delle oltre 45mila presenti in Italia, sono state mappate e inserite nella piattaforma, disponibile online da fine marzo.

Ma, oltre ai veicoli su gomma, anche il trasporto aereo ha la sua fetta di responsabilità nelle emissioni nocive. E qui non si parla solo di Co2, le cui emissioni dovute al settore aereo sono raddoppiate dal 1990, ma anche di ossido di azoto e di scie di condensazione. Se, infatti, da un lato la tecnologia è diventata più efficiente, diminuendo il rapporto per passeggero tra carburante e km percorsi, dall’altro lato è aumentato il traffico aereo. Per porre rimedio l’Unione europea ha approvato il programma ReFuelEu: a partire dal 2025 il 2% del carburante fornito negli aeroporti europei dovrebbe essere costituito dai Sustainable aviation fuel (Saf), ovvero i carburanti sostenibili per l’aviazione. Una percentuale che dovrebbe arrivare al 70% entro il 2050. Ma, nonostante queste politiche, nel 2050 potrebbero essere utilizzati ancora 20 miliardi di cherosene da combustibili fossili all’anno. Anche per questo sarebbe necessario ridurre significativamente il numero di voli: infatti, chi vola frequentemente, cioè circa l’1% della popolazione mondiale, contribuisce a più del 50% delle emissioni del settore aereo. Dimezzando i voli aziendali, ad esempio, si potrebbero emettere 32,6 tonnellate di Co2 in meno entro il 2030, che equivarrebbe a togliere dalla strada 16 milioni di auto.

Non va dimenticato, infine, il trasporto marittimo. Ad oggi, infatti, circa l’80% del commercio dell’Unione europea avviene via nave e le spedizioni marittime europee contribuiscono al 14% del totale delle emissioni. Negli ultimi dieci anni l’industria navale ha iniziato a utilizzare carburanti alternativi, in particolare il gas naturale liquido, che emette però quantità significative di metano. Parallelamente, si stanno sviluppando alternative più sostenibili, come l’idrogeno, l’ammoniaca, le batterie e il metanolo. A partire da quest’anno il trasporto marittimo dovrebbe essere introdotto nell’Emission trading system per il trasporto marittimo: una scelta che potrebbe contribuire a ridurre le emissioni anche di questo settore.


Giulia Galliano Sacchetto
Giornalista professionista, con alle spalle esperienze in diversi campi, dalla carta stampata al web. Mi piace scrivere di tutto perché credo che le parole siano un’inesauribile fonte di magia.

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