Brescia: europea, inclusiva, competitiva.

Laura Castelletti, prima donna sindaca di Brescia e una delle poche (una decina) sindache a guidare un capoluogo importante, ha anche il primato di avere vinto le elezioni rappresentando una lista civica. Il voto dei Bresciani è avvenuto in continuità con l’operato dell’amministrazione precedente, per 10 anni alla guida della città, e in controtendenza rispetto ai risultati che le coalizioni di centrosinistra hanno raccolto durante l’ultima tornata elettorale
14 Settembre 2023 |
Lisa Bonfatti

Il suo mandato ha inizio in una stagione particolarmente positiva per la città, che insieme a Bergamo è Capitale della Cultura 2023: dal 22 gennaio al 1 maggio 2023 sono stati 110.316 coloro che hanno scelto di visitare i luoghi della cultura bresciani. Un dato importante, soprattutto se equiparato a quelli dello stesso periodo di un anno fa, quando i musei furono visitati da 47.007 persone. E la spinta a promuoversi non finisce qui: Brescia si è anche candidata, con Novara e Cagliari tra le italiane, agli European Green Capital Award 2025. A ottobre di quest’anno sapremo chi avrà vinto, ma dalle parole della sindaca si evince che la candidatura è vista come funzionale allo sviluppo della città in senso sostenibile più che come occasione per competere.

Un passato da scout e tanto impegno politico sin dalle scuole superiori le hanno insegnato a mettere al centro i bisogni delle persone con l’obiettivo di soddisfarli e, il più possibile, anticiparli. E in effetti Laura Castelletti ha le idee molto chiare sul futuro della propria città: la vuole inclusiva, competitiva, europea ed ecologica. E sa anche che per ottenere questi risultati sono imprescindibili alcuni ingredienti: dialogo, condivisione, confronto, coinvolgimento civile, economico e politico.

Lei è la prima sindaca di Brescia e una delle 10 sindache che amministrano un capoluogo importante in Italia: cosa significa per Lei? Che differenza pensa potrebbero fare le donne in politica e, in particolare, in qualità di amministratici delle città?

La sento come una grande responsabilità. Essere la prima donna sindaca mi ha fatto molto effetto, e credo abbia fatto comunque effetto alla città, me lo hanno dimostrato in particolare le donne della mia generazione, per le quali i percorsi nella vita politica e nella vita amministrativa sono sempre stati molto in salita. E devo dire anche che ho avuto una risposta molto affettuosa, molto bella anche dalle ragazzine, cioè dalla nuovissima generazione, dove ho trovato il desiderio di riconoscersi in una donna che si occupa della propria città, ma anche in una persona a portata di mano con la quale è possibile dialogare. A me piace molto lavorare con i giovani, l’ho sempre fatto e questo mi viene anche riconosciuto da loro stessi. Il fatto che io sia una delle poche donne sindache delle grandi città vuol dire però anche che ci stiamo allineando al resto dell’Europa. Lo abbiamo visto anche con la prima premier donna e incominciano ad esserci nei governi delle città medio-grandi. Insomma, spero si arrivi anche ad avere una Presidente della Repubblica un giorno e così avremo completato un percorso incominciato da lontano.

E lei, personalmente, come è arrivata in politica? Qual è la sua storia?

Io nella politica sono cresciuta, nel senso che in famiglia di politica si è sempre parlato in termini di senso civico, del non delegare ad altri responsabilità che possono essere tue. Io poi ho anche un’esperienza alle spalle di scoutismo, per noi il tema del servizio alla Comunità era fondamentale. Posso anche aggiungere che per me il primo impegno nella politica è stato di fatto nel periodo della scuola superiore. Erano anni difficili, erano gli anni di piombo, del terrorismo, gli anni in cui l’impegno civile era una testimonianza forte della scelta di non far decidere agli altri per te, quindi del mettersi sempre in gioco in prima persona. Io amo molto la mia città, potevo anche fare scelte diverse lungo il mio percorso, ma ho sempre deciso di rimanervi legata perché secondo me per un amministratore è una dimensione molto bella.

Nelle ultime elezioni la città ha votato in continuità con la giunta precedente. Secondo lei quali sono stati gli aspetti che hanno portato i cittadini a ribadire la propria fiducia, che cosa hanno apprezzato di più?

Io sono stata al fianco del sindaco Del Bono nel ruolo di vice sindaco e quindi il percorso di governo della città l’ho seguito a fianco a fianco dal primo giorno. Credo che sia stata forte l’idea di una visione di città, la trasformazione che siamo riusciti a compiere. In questi 10 anni la nostra città ha davvero cambiato pelle: da città della manifattura e città dei servizi è diventata anche Capitale della Cultura. Ha voluto dire grandi investimenti da questo punto di vista e abbiamo accompagnato la crescita e la trasformazione della città attraverso un grande livello di partecipazione, per cui i cittadini si sono sentiti protagonisti delle scelte avvenute in questi anni. Brescia è una città che ha scelto di investire sulla cultura e ha scelto di investire sull’ambiente. Per noi ci sono state alcune criticità molto forti nel passato. Penso al tema delle bonifiche, penso all’abbraccio Verde, alla cintura di mitigazione fatta di 40mila alberi intorno alla città, e penso al fatto che il trasporto pubblico è cresciuto e sono state ampliate le pedonalizzazioni. Ma si è lavorato molto dal cuore di Brescia ai quartieri: noi oggi abbiamo 33 quartieri, e quando siamo arrivati non avevamo una rappresentanza territoriale. Oggi abbiamo rappresentanze e Consigli. E lì abbiamo lavorato molto da questo punto di vista, l’abbiamo fatto con gli Osservatori in cui siedono i cittadini, i tecnici, le amministrazioni, i portatori di interesse che si occupano di acqua e di aria; abbiamo recuperato un immenso parco delle cave… Insomma, abbiamo dimostrato che accanto alle enunciazioni c’era poi la capacità di trasformare e governare i fenomeni nella città.

Aggiungo che un quarto della popolazione della nostra città è di origine straniera. In 10 anni – attraverso queste nuove presenze e nuove relazioni – l’amministrazione ha saputo costruire anche una città nella quale non ci sono tensioni particolari, si sono fatte insieme scelte importanti che oggi si sono anche tramutate in una presenza significativa di cittadini di origine straniera all’interno del consiglio comunale. C’è un dialogo anche interreligioso che funziona molto bene, che è facilitato anche dalla diocesi. Per cui, per rispondere alla domanda, la vittoria è stata la somma di visione, strategia, realizzazioni che hanno sicuramente reso la nostra amministrazione affidabile agli occhi dei cittadini bresciani.

Mi riaggancio al tema della giunta comunale che è stata presentata a inizio giugno: come è stata scelta? E quali sono, a suo parere, gli aspetti, le competenze che non devono mancare per una giunta che voglia essere non soltanto funzionante e funzionale, ma anche capace di portare innovazione?

La scelta della giunta è passata da una volontà di equilibrio tra quella continuità che ha voluto dire anche competenze ereditate dall’esperienza precedente, ed elementi di novità. Ci sono alcuni assessori che sono anche assessori più giovani, che hanno esperienze all’estero legate per esempio al digitale. In altre parole si va in una direzione di equilibrio tra innovazione ed esperienza, che è un po’ quello che avverrà anche all’interno della macchina amministrativa. Io voglio essere una sindaca che investe sul futuro della politica amministrativa di questa città. Per me questo è uno degli aspetti più importanti e credo che farlo si debbano portare all’interno delle competenze, alcune di carattere tecnico, ma non solo. Abbiamo una struttura amministrativa che deve svolgere questo compito, quindi conta molto anche avere una visione politica, avere una conoscenza e una capacità di coinvolgimento del territorio che ci rappresenta. Ho messo insieme un po’ tutti questi aspetti, anche con un equilibrio di carattere politico. Perché ho un consiglio comunale che poi deve sostenere i provvedimenti: ha ruolo di indirizzo, oltre che di controllo. Ho cercato di creare un buon equilibrio tra presenze che vengono dalle esperienze di partito e una presenza molto significativa delle forze civiche, perché io stessa rappresento il mondo civico.

E anche questa per Brescia è una novità: avere una sindaca civica. Questo non è mai avvenuto in passato. È vero che sono una civica che ha esperienza politica, però quando devi individuare chi ti amministra, i legami territoriali sono importanti.

Secondo Lei il fatto di essere appunto legata a una lista civica, in un momento in cui vediamo una disaffezione verso la politica, soprattutto a livello nazionale, può fare la differenza per motivare le persone a votare?

L’allontanamento dalla politica, l’abbiamo visto, è fisiologico, e non appartiene né a noi né all’Italia. C’è in atto qualcosa che evidentemente va in quella direzione nel mondo. A Brescia in realtà il livello di partecipazione, per esempio di questa campagna elettorale, è stato molto alto. Io stessa avevo 8 liste a mio sostegno, sei di queste provenienti dal mondo civico. Quindi certamente il civismo diventa un elemento importante per il coinvolgimento dei nostri concittadini e delle nostre concittadine, ma lo è anche perché era chiaro il progetto di città, perché c’è anche questo tema. Credo che a volte la disaffezione che vediamo, anche a livello nazionale, sia dettata dal fatto che sia venuta meno questa idea di progettualità, un desiderio di lavorare insieme. Devo anche aggiungere che la nostra coalizione è una coalizione ampia, che parte dall’area di sinistra, attraversando il PD, le Civiche e il Terzo polo. In altre parole da noi tutti hanno scelto di mettersi al servizio del progetto di città e anche questo è un aspetto importante, non trascurabile affatto.

Ha prevalso il bene comune, l’idea di una città che è cresciuta in qualità della vita, con un forte desiderio di futuro, che ha voglia di crescere, che è competitiva e al tempo stesso solidale.

Secondo Lei qual è il segreto di questa conciliazione tra competizione e solidarietà? Qual è il segreto per essere inclusivi al punto tale da avere, come diceva lei prima, un cittadino straniero su quattro e al tempo stesso una coesione così forte?

Negli anni passati abbiamo dedicato molto tempo, oltre che a progettare e realizzare, anche ad ascoltare e a far partecipare nelle scelte, a coinvolgere. Oggi questo lavoro lo vogliamo fare sul tema per esempio della transizione ecologica: attenzione all’ambiente e sostenibilità sono un obiettivo che ci siamo dati, ma è molto chiaro e evidente che non può essere solo e soltanto frutto di azioni amministrative. Bisogna pensare che questo obiettivo grande che abbiamo davanti a noi, lo devono pensare anche i nostri concittadini, lo devono pensare le imprese, lo deve pensare l’industria. Ci stiamo già muovendo in questa direzione, è un processo che noi abbiamo già visto in atto con Brescia Capitale della cultura: ci siamo dati un obiettivo alto in quella occasione. Anche perché noi abbiamo una storia e un’identità che sono molto radicate, molto profonde, ma non ci eravamo mai immaginati come una capitale della cultura. E abbiamo incominciato a farlo, lavorando sul protagonismo di tutti. La rete è diventato un metodo di lavoro. Oggi passiamo dalla cultura alla responsabilità ambientale. La cultura è diventata un’infrastruttura sociale importante per noi, perché abbiamo lavorato sempre cercando di utilizzarla come strumento di inclusione, ma anche il lavoro sull’ambiente dovrà essere un lavoro capace di includere.

Quella della transizione ecologica è uno dei punti salienti del suo mandato.

Assolutamente. Per esempio, per noi il tema della mobilità è un investimento. Siamo una città di 200.000 abitanti, con una metropolitana leggera, quindi una capacità di investire sul trasporto pubblico che abbiamo avuto già nel passato e che oggi si tramuta nel progetto del tram elettrico di superficie e che va a incrociarsi col sistema della metro e della linea alta velocità. Questo vuol dire credere nel valore del trasporto pubblico. E poi abbiamo anche il termovalorizzatore, che è stata una scelta del passato rispetto al tema dei rifiuti.

Il termovalorizzatore in tempi più lontani è stato molto criticato, ci sono state diverse polemiche in merito.

Ci sono ancora visioni diverse. Ero in consiglio comunale quando si votò e io personalmente ne ero convinta, anche perché la nostra città e la nostra provincia rischiavano di essere la somma delle discariche, mentre il termovalorizzatore andava nella direzione di una tecnologia che ci aiutava. Abbiamo anche un osservatorio, dove non solo è presente A2A, non solo ci sono i tecnici, ma ci sono i portatori di interesse rispetto al tema ambientale, ci sono i consigli di quartiere sono dati pubblici, trasparenti, ovvero abbiamo tenuta alta l’attenzione. Poi sì, ci sono diverse visioni da questo punto di vista. Non ho ancora capito qual è l’alternativa, ma se esiste, parliamone.

Sempre in cima alla classifica delle cose da fare c’è la transizione digitale. La Pubblica Amministrazione italiana da questo punto di vista viaggia almeno a due velocità. Secondo lei che cosa frena l’implementazione della digitalizzazione nel settore della pubblica amministrazione e invece cosa si potrebbe fare per favorirla? E nello specifico, come si sta muovendo Brescia in questo ambito?

Negli anni passati per un momento abbiamo avuto l’impressione che ci fosse da parte di chi governava la scelta di voler fare un grande investimento in questa direzione. La mia impressione è che adesso il tutto si sia rallentato. Noi ci siamo attrezzati anche perché abbiamo vissuto un’esperienza molto negativa, abbiamo subito un hackeraggio pesante come amministrazione comunale, e questo ci ha obbligato a intervenire sul tema e a progettare un’ulteriore crescita. Anche la questione legata al personale è un tema, nel senso che oggi le amministrazioni avrebbero bisogno al loro interno di più nativi digitali, di più esperti nel settore. Ma quello che oggi economicamente possiamo offrire a chi fa questo lavoro è di gran lunga inferiore rispetto a quello che gli può essere offerto da un’impresa privata e anche questo è un tema che deve essere considerato.

Noi poi stiamo lavorando al gemello digitale della nostra città per poter immaginare di fare scelte nella vita reale, guardando anche le simulazioni nel mondo digitale. E poi abbiamo individuato in maniera chiara, in una delle deleghe che ho assegnato, il tema dell’innovazione digitale come indicazione precisa, anche perché l’amministrazione deve essere capace di dialogare con il mondo del privato, con le imprese, con il commercio. Ci deve essere una condivisione dei percorsi e una strategia di digitalizzazione che deve vedere coinvolte tutte le forze, anche produttive, oltre che amministrative della nostra città.

Ritorna il tema della rete, dunque.

Il discorso della rete per noi è importante, dalla rete sociale alla rete del turismo, perché ormai una città come la nostra non ha più il limite del confine del territorio segnato e dei 200.000 abitanti. Dobbiamo ragionare anche come un’area metropolitana. È chiaro che mettendo a sistema le conoscenze, le competenze le risorse, si riesce ad avere una rapidità di risposta in una società sempre più complessa, ma che chiede risposte sempre più rapide.

Mi riaggancio al Turismo e alla Cultura, che ha citato più volte. Lei ha mantenuto la delega alla Cultura in un momento in cui Brescia è, insieme a Bergamo, ne è Capitale. Che risultati sono stati raggiunti fin qui e quali azioni intende mettere ulteriormente in atto?

Nei 10 anni precedenti il turismo e la cultura erano insieme, perché il binomio era fondamentale per la crescita della nostra città e per una nuova opportunità, quella del turismo culturale come volano di crescita. Oggi la delega del turismo l’ho messa insieme con lo sviluppo economico perché dopo questi 10 anni di crescita è diventata una filiera economica interessante che abbiamo sviluppato non solo come città ma come intero territorio. Quando siamo partiti 10 anni fa abbiamo lavorato moltissimo sulla valorizzazione del nostro patrimonio, che è cresciuoa molto, che è diventato un biglietto da visita importante e sul quale crescere e raccontare e compiere la narrazione. Il racconto della nostra città è stato in una prima fase una presa di coscienza dei Bresciani stessi della bellezza e delle potenzialità della nostra città. E poi c’è stato il passaggio successivo. La cultura, lo dicevo prima, è un’infrastruttura sociale molto importante per la nostra città. Essere Capitale non è stata solo un’opportunità di crescita del turismo culturale, che è cresciuto molto ci sta dando degli ottimi risultati, ma ci ha aiutato nella crescita e nella coesione sociale. Sono cresciute tantissimo le associazioni, e l’impresa culturale rappresenta oggi nella nostra città un motore di economia.

Come è stato possibile?

Non hanno viaggiato da sole queste associazioni. La rete è stata facilitata da alcune Fondazioni, come Fondazione Cariploe Fondazione della Comunità bresciana, realtà che hanno fatto investimenti in ambito culturale importanti e ci hanno accompagnato lungo questo percorso. Ma sono tantissime le realtà associative che hanno lavorato, soprattutto partendo dalle nostre istituzioni culturali: Brescia musei, il Teatro Grande, il CTB (Teatro Sociale d Brescia, ndr). Tra l’altro uno dei lasciti di questa capitale della Cultura sarà un nuovo teatro nella nostra città che abbiamo immaginato e stiamo costruendo in un’area ex industriale, dove la cultura è l’elemento di rigenerazione territoriale. Ed è stato un investimento da questo punto di vista importante.

Tra le altre cose lei ha detto di volere una Brescia ancora più europea, più inclusiva, competitiva, solidale, attenta all’ascolto, equa che incentivi le imprese e il commercio. Cosa significa più europea?

Una città europea è prima di tutto una città che sa mettersi dalla parte dei cittadini, risponde ai loro bisogni e li sostiene. Migliora la qualità della loro vita, è attenta all’ambiente e alle tante sfide della transizione climatica: queste cose non le abbiamo messe solo nell’elenco, ma abbiamo già cominciato negli anni passati a lavorarci. Ci siamo iscritti a European Green Capital Award che diventa un’occasione non tanto per vincere una competizione, quanto per raccogliere finalmente, in un unico sistema, tutto quanto abbiamo fatto in questi anni, averne una fotografia e farci aiutare da chi è esperto a capire dove dobbiamo alzare l’asticella, dove dobbiamo compiere gli sforzi maggiori. Poi per noi la città europea è una città che investe molto sugli spazi comuni, che vuol dire spazi sicuri che devono essere fruibili. Io dicevo competitiva perché è nella natura dei Bresciani esserlo, però ci interessa anche non lasciare indietro nessuno, perché non lo abbiamo mai fatto. È lì che la città solidale si manifesta.

Dobbiamo crescere come città universitaria. Noi non abbiamo una lunghissima tradizione, quindi vogliamo crescere. Già i numeri oggi sono interessanti, ma vogliamo investire perché diventa anche l’occasione per parlare con i tanti ragazzi e ragazzi che oggi sono in giro per l’Europa, che guardano anche con interesse alla possibilità di tornare, ma solo se tu gli proponi una qualità della vita, una mobilità, un’offerta culturale, un’offerta di vita maggiore.

Una città, come dicevo, non deve lasciare indietro nessuno, noi abbiamo una voce di bilancio dedicato al welfare, per esempio che è importante (sono circa 60 milioni), perché per noi è imprescindibile il benessere dei nostri concittadini. In particolare in questo momento c’è il tema della città longeva. Siamo un paese longevo, noi abbiamo una città longeva, si allunga sempre di più la vita. Chi va in pensione oggi è ancora giovane e ha davanti trent’anni di vita. Allora c’è un tema, anche qui ,di coinvolgimento, di partecipazione in senso civico, affinché siano parte attiva nello sviluppo e nella crescita della nostra città così come nella presa di decisioni. Legato a questo c’è il tema delle persone anziane con grosse difficoltà. Per questo abbiamo immaginato l’Anagrafe della fragilità, perché abbiamo bisogno di leggere i bisogni prima, altrimenti siamo sempre all’inseguimento delle situazioni che ormai hanno raggiunto livelli di crisi e complessità difficilmente gestibile. A noi interessa molto invece guardare anche questo tema, perché si fa poca prevenzione da questo punto di vista. Il tema della casa è un altro dei temi che devono essere sviluppati, con delle progettualità che sono legate al tema dell’housing sociale e ad alcune sperimentazioni che in altre città hanno funzionato. Pensiamo alla badante di condominio per le persone che magari non hanno bisogno della badante a tempo pieno, ma hanno bisogno di alcune necessità.

In sintesi una città europea è una città che sa essere accogliente, che prepara e offre servizi, che espande la mobilità sostenibile, è attenta alla transizione ecologica. E per poterlo diventare guardi a chi lo fa già bene, guardi alle città del Nord Europa.

Un’ultima domanda: cosa le farà dire, al termine di questo mandato, “Ottimo lavoro”? E cosa lo farà dire alla sua giunta?

Io credo che soprattutto lo dovranno dire i nostri concittadini e le nostre concittadine, nel senso che io so che noi siamo impegnati a dare il massimo, sentiamo questa grande responsabilità, ma per me la cosa che conterà sarà sentirgli dire “abbiamo ben riposto la nostra fiducia”. E quello è l’aspetto più importante, più significativo.

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